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L’Atletica nel cuore. Per i 60 anni di atletica di Mariagrazia Bertoldo in Gretter

“Ci alzavamo alle 5. Il Prof. Criscuolo ci aspettava al campo di atletica di Bolzano: bisognava allenarsi. Noi ragazze non potevamo allenarci la sera, alla stessa ora a cui si allenavano i ragazzi: ne avrebbe risentito la concentrazione di tutti”. Ne ha di storie da raccontare, Mariagrazia Bertoldo in Gretter: 60 anni di storie di una ragazza che è stata prima atleta, poi allenatrice, infine organizzatrice e dirigente. Ma la vicenda delle ripetute alle 6 del mattino è quella che mi ha sempre impressionata più di tutte. Avete letto bene: non la seduta di jogging rilassato prima di fare colazione, né la corsetta metabolica che prepara all’allenamento serale, il piatto forte del menu. Ripetute e acido lattico, la mattina presto, prima di andare a lavorare (8 ore in fabbrica). L’allenatore era inflessibile: per spingere il proprio fisico oltre i limiti non bastavano la tenacia e la grinta; ci voleva anche la concentrazione, favorita dalla quiete dell’alba del capoluogo altoatesino. Quel gruppo di ragazze ha vinto medaglie su medaglie.

Mariagrazia è stata una mezzofondista da nazionale azzurra, ma ha cominciato con il salto in alto: la statura e le leve lunghe suggerivano talenti di vario genere. Nell’alto Mariagrazia siglò il record regionale della categoria allieve (under 18; nel 1962), per poi passare alla pista e al cross: i suoi piedi volevano correre. Da junior (under 20) arrivò seconda ai Campionati italiani di campestre di Ravenna (1964), mentre a Imperia si classificò terza nella categoria assoluta: quella delle atlete al massimo della loro prestanza atletica. L’anno dopo vinse il titolo italiano, sempre tra le juniores.

Oltre al fango le piaceva la pista: record italiano nella staffetta 3×800 juniores (1963, quelle che si allenavano al 6 del mattino…); titolo tricolore sugli 800m (individuali: 1966); medaglia d’argento sui 1500m (1969). Venne subito convocata in azzurro, e rappresentò l’Italia in numerose kermesse. Sui campi di gara conobbe poi Primo Gretter, mezzofondista azzurro a sua volta e futuro marito. La leggenda narra che il corteggiamento fu lungo ed estenuante e che per conquistare definitivamente Mariagrazia fu necessario ricorrere a una metafora atletica: Primo le regalò una piastrella-quadretto in cui Mariagrazia correva in testa e il corteggiatore la inseguiva. In calce, la fatidica scritta: “Se insisti e resisti, raggiungi e conquisti”. Mariagrazia capitolò, ma fu chiaro fin dall’inizio che il suo primo e vero amore restava la pista di atletica. Dopo aver realizzato, in facilità, i record regionali sugli 800m e sui 1500m, Mariagrazia vestì la maglia azzurra ai Mondiali di Corsa Campestre nel Regno Unito (1971). Non la fermò nemmeno la nascita del figlio Alessandro: cominciò, dopo, la sua seconda vita, ora da dirigente, già presidente del Comitato regionale trentino di Atletica, e tuttora, dopo oltre 40 anni, insostituibile segretaria dell’Atletica Trento (ex Cavit Virtus Marzola).

Se insisti e resisti, raggiungi e conquisti. Questo ci ha sempre ripetuto, prima della partenza di una gara o in un momento di difficoltà. Che la gara fosse andata male o si fosse alle prese con un infortunio, non c’era spazio per tenerezze né lacrime, bisognava reagire: come aveva sempre fatto lei. Il suo tifo non si è mai fatto mancare, però, che fossimo nel gruppo di testa o in coda. Dove non urlava lei, a bordo pista, subentrava il marito: è passato alla storia il famoso incoraggiamento “Vai popa, magnatele fora quele io davanti”. Mariagrazia ha saputo far fronte ai cambiamenti che hanno investito il mondo dell’atletica degli ultimi 50 anni, dal proliferare di norme e regolamenti talora bizantini alla digitalizzazione delle classifiche e dei punteggi. Ore e ore di lavoro nella storica segreteria di via Salé nr. 25, a leggere e rileggere e correggere. Era sempre sul pezzo, su ogni questione, e spesso riceveva telefonate dalle segretarie delle società sportive avversarie, alle quali dispensava consigli disinteressati: ha conosciuto fin da ragazzina la differenza tra competizione leale e vittoria a ogni costo. Lei, che nel 2003 ha organizzato sul Bondone i Campionati Europei di Corsa in Montagna e ricevuto, negli anni, numerose onorificenze della Federazione Italiana di Atletica Leggera e del Coni Nazionale, nel 2022 è ancora la regina indiscussa del Gran Premio Estivo del Mezzofondo. Al suo occhio attento non sfugge nulla: che tu abbia fatto il personal best o cambiato pettinatura, messo qualche chilo o il contrario. Se la chiami, se vai a trovarla, lei c’è sempre. Ti accoglie con quella generosa schiettezza senza fronzoli, quell’ironia che ti fa rimettere tutto in prospettiva, quello sguardo a volte malinconico e sempre sincero di chi ha l’atletica nel cuore. (Elena Franchi)