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Bonvecchio e gli ex-aquilotti a Zurigo: un po’ di amarezza e la consapevolezza di valere di più

Farne tesoro per ripartire con altrettanta grinta: questa la lezione che gli aquilotti portano a casa da Zurigo. Se un Floriani ne esce comunque bene, a Bonvecchio e Benedetti resta invece amarezza per non aver reso quel che valgono. Ma partiamo con ordine, e dall’atleta dei tre che aquilotto è sensu stricto, per non essere passato a gruppo sportivo: Norbert Bonvecchio. Norbert arriva da una stagione stratosferica, in cui pur lavorando-tecnicamente non è un professionista- fa un salto di qualità, è la stagione degli 80 m. Non vi possono essere dubbi sul fatto che non fosse in forma a Zurigo, perché a Rovereto, ai recenti Italiani, ha confermato tutto: che è il re indiscusso in Italia, che lancia forte, che è in forma. Ma in terra svizzera non trova feeling con la pedana, incappa evidentemente in una giornata storta, o paga la tensione: ancora non si è capito, fatto sta che non raggiunge i 70 m e non si qualifica. Un nullo e due lanci intorno ai 69 metri (69,38 il migliore).
Difficile altresì comprendere cosa è accaduto a Benedetti. In una stagione in cui non gli è mancato nulla, con una preparazione studiata nei minimi dettagli, Giordi ha sfortuna nei quarti e nella semifinale. Nei quarti si qualifica per ripescaggio dopo essere rimasto imbottigliato in fondo fino alla fine e aver tentato di divincolarsi da quella posizione impossibile da gestire in tutti i modi. I rischi sono alti, la tensione psicologica induce forse a partire con determinazione opposta nella sua semifinale, tanto da imporre alla truppa ritmi molto veloci (24” ai 200m), per poi spegnersi e naufragare: sotto la tensione, la stanchezza, la pressione, fatto sta che chiude settimo in 1’48”54 e non si qualifica per la finale.
Yuri Floriani fa molto bene nella sua semifinale, dove corre controllando in 8’33’05, e ci fa sognare i tempi in cui gli riuscì di entrare in una finale olimpica. Ma i turni ravvicinati e qualche acciacco gli impediscono di recuperare al meglio le energie, e così nella finale chiude 13. (poi 12. vista la squalifica di Mekhissi, che arriva a petto nudo) in 8’44.